Riguardo alla Palestina: Versi di una “artista della parola parlata”

ZP_Palestine's Agony by Ben Heine

ZP_Palestine’s Agony by Ben Heine

Riguardo alla Palestina:  Versi di una “artista della parola parlata”

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Rafeef Ziadah

“Noi insegniamo la vita, signore!”

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Oggi, il mio corpo era un massacro trasmesso in TV.

Oggi, il mio corpo era un massacro che doveva rientrare in frasi incisive e un tot di parole.

Oggi, il mio corpo era un massacro trasmesso in TV che doveva rientrare in frasi incisive

incisive e un tot di parole abbastanza pieno di statistiche per una risposta controbilanciata.

Ed io ho perfezionato il mio inglese e imparato le mie risoluzioni ONU.

Eppure, mi ha chiesto, Signorina Ziadah, non crede che tutto si risolverebbe

se solo smetteste di insegnare tanto odio ai vostri bambini?

Pausa.

Cerco dentro di me la forza per essere paziente ma la pazienza

non è esattamente quello che ho sulla punta della lingua mentre le bombe cadono su Gaza.

La pazienza mi ha appena abbandonato.

Pausa. Sorriso.

Noi insegniamo la vita, Signore.

Noi insegniamo la vita, Signore.

Noi palestinesi insegniamo la vita anche dopo che loro ci hanno occupato l’ultimo cielo.

Noi insegniamo la vita dopo che loro hanno costruito i loro insediamenti e i muri per l’apartheid,

dopo gli ultimi cieli.

Noi insegniamo la vita, Signore.

Ma oggi,

il mio corpo era un massacro trasmesso in TV tagliato per rientrare in frasi incisive e un tot di parole.

Ma ci dia solo una storia, una storia umana.

Capisce, qui non si tratta di politica.

Vogliamo solo raccontare alla gente di lei e del suo popolo

quindi ci racconti una storia umana.

Non menzioni parole come “apartheid” e “occupazione”.

Capisce, qui non si tratta di politica.

Deve aiutarmi in quanto giornalista ad aiutare lei a raccontare la sua storia

che non è una storia politica.

Oggi, il mio corpo era un massacro trasmesso in TV.

Che ne dice di raccontarci una storia di una donna a Gaza che ha bisogno di cure?

Che ne dice di lei?

Ha abbastanza arti con le ossa rotte da coprire il sole?

Mi passi un po’ dei suoi morti

e mi dia la lista dei loro nomi in milleduecento parole.

Oggi,

il mio corpo era un massacro trasmesso in TV che doveva rientrare in frasi incisive e un tot di parole

e commuovere quanti desensibilizzati al sangue terrorista.

Ma erano dispiaciuti.

Erano dispiaciuti per il bestiame su a Gaza.

Allora, gli do risoluzioni Onu

e condanniamo

e deploriamo

e ripudiamo.

E non si tratta di due parti uguali: occupanti ed occupati.

E cento morti,

duecento morti,

e mille morti.

E nel mezzo, fra crimini di guerra e massacri,

scarico parole e sorrisi “non esotici”,

sorrisi “non terroristici”.

Ed io racconto, racconto cento morti, duecento morti, mille morti.

C’è nessuno là fuori?

Qualcuno ascolterà?

Vorrei poter gemere sui loro corpi.

Vorrei solo correre scalza in ogni campo per rifugiati

e stringere ogni bambino,

coprire loro le orecchie

affinché non debbano sentire il suono delle bombe

per tutto il resto della loro vita come me.

Oggi, il mio corpo era un massacro trasmesso in TV.

E lasciate solo che vi dica,

non c’è nulla che le vostre risoluzioni Onu abbiano fatto.

E nessuna frase incisiva, nessuna frase incisiva io possa escogitare,

non importa quanto possa migliorare il mio inglese,

nessuna frase incisiva nessuna frase incisiva, nessuna frase incisiva,

nessuna frase incisiva potrà riportarli in vita.

Nessuna frase incisiva sistemerà le cose.

Noi insegniamo la vita, signore.

Noi insegniamo la vita, signore.

Noi Palestinesi ci svegliamo ogni mattina per insegnare al resto del mondo la vita, signore.

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Rafeef Ziadah è un’attivista canadese-palestinese. Fa parte della Coalizione contro l’Apartheid Israeliano e studia all’Università York di Toronto, Canada.

Il testo originale in inglese di “Noi insegniamo la vita, signore!”è di seguito.

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Rafeef Ziadah

“We teach life, sir!”

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Today, my body was a TV’d massacre.

Today, my body was a TV’d massacre that had to fit into sound-bites and word limits filled enough with statistics to counter measured response.

And I perfected my English and I learned my UN resolutions.

But still, he asked me, Ms. Ziadah, don’t you think that everything would be resolved if you would just stop teaching so much hatred to your children?

Pause.

I look inside of me for strength to be patient but patience is not at the tip of my tongue as the bombs drop over Gaza.

Patience has just escaped me.

Pause. Smile.

We teach life, sir!

Rafeef, remember to smile.

Pause.

We teach life, sir!

We Palestinians teach life after they have occupied the last sky.

We teach life after they have built their settlements and apartheid walls, after the last skies.

We teach life, sir!

But today, my body was a TV’d massacre made to fit into sound-bites and word limits.

And just give us a story, a human story.

You see, this is not political.

We just want to tell people about you and your people so give us a human story.

Don’t mention that word “apartheid” and “occupation”.

This is not political.

You have to help me as a journalist to help you tell your story which is not a political story.

Today, my body was a TV’d massacre.

How about you give us a story of a woman in Gaza who needs medication?

How about you?

Do you have enough bone-broken limbs to cover the sun?

Hand me over your dead and give me the list of their names in one thousand two hundred word limits.

Today, my body was a TV’d massacre that had to fit into sound-bites and word limits and move those that are desensitized to terrorist blood.

But they felt sorry.

They felt sorry for the cattle over Gaza.

So, I give them UN resolutions and statistics and we condemn and we deplore and we reject.

And these are not two equal sides: occupier and occupied.

And a hundred dead, two hundred dead, and a thousand dead.

And between that, war crime and massacre, I went out words and smile “not exotic”; smile, “not terrorist”.

And I recount, I recount a hundred dead, two hundred dead, a thousand dead.

Is anyone out there?

Will anyone listen?

I wish I could veil over their bodies.

I wish I could just run barefoot in every refugee camp and hold every child, cover their ears so they wouldn’t have to hear the sound of bombing for the rest of their life the way I do.

Today, my body was a TV’d massacre.

And let me just tell you, there’s nothing your UN resolutions have ever done about this.

And no sound-bite, no sound-bite I come up with, no matter how good my English gets, no sound-bite, no sound-bite, no sound-bite, no sound-bite will bring them back to life.

No sound-bite will fix this.

We teach life, sir.

We teach life, sir.

We Palestinians wake up every morning to teach the rest of the world life, sir!

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Palestinian Rafeef Ziadah has made her voice known in her adopted city of Toronto via active participation as a spoken-word artist at events such as The Festival of Resistance marking Human Rights Day.  She is working toward a political-science Phd. through York University.

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